Autoctoni e alloctoni un significato liquido
L’autoctono racconta di una presenza antichissima, di radici culturali profonde.
L’autoctono rappresenta l’anima della terra perché queste viti si sono radicate in un luogo e lì sono rimaste e probabilmente lì sopravviverebbero anche senza la presenza dell’uomo.
L’alloctono è lo straniero, è nato altrove non fa parte di questa terra, da alcuni è bistrattato.
Ma c’è un ma!
Il vino senza l’uomo non esisterebbe: l’uomo è fantasioso, viaggia, si informa, sperimenta, sogna, trasforma; trasporta le colture da un luogo all’altro del pianeta.
Anche i vitigni viaggiano, e hanno viaggiato sin dall’antichità insieme all’uomo, a partire dai luoghi della loro prima domesticazione.
In molti luoghi sono esistite ed esistono ancora viti selvatiche; molte volte popoli in movimento, hanno portato con sé le proprie viti addomesticate e le hanno coltivate nei luoghi dove sono approdati.
Penso ai Greci che hanno portato i propri vitigni e la propria cultura del vino nell’Italia meridionale.
I Romani le hanno portate in tutto l’impero e, nel loro viaggio hanno incontrato altre forme di di viticultura primitiva.
Le nuove viti a volte hanno soppiantato quelle vecchie a volte hanno convissuto con loro, altre volte si sono incrociate e tutte insieme si sono modificate ancora e riadattate.
Ed ecco che autoctono e alloctono assumono un significato fluido e mutevole, se vogliamo dare una definizione potremmo dire che autoctono è quel vitigno che da tanto tempo si è adattato in un luogo.
Le domande adesso sono:
Quanto tempo? (…)
Cosa significa adattato?Un luogo è adatto ad un vitigno, quando in quel luogo il vitigno da il meglio di se.
Cosa è il meglio di se? Questa è la domanda delle domande e non ho la presunzione di rispondere, tanti si cimentano, alcuni danno risposte persuasive, vero è che questa è l’essenza, quello a cui aspira chi fa vino con il cuore.
Potremmo dire che un vitigno è adatto ad un luogo quando, se lì lasciato, senza l’intervento dell’uomo, sopravviverebbe molto a lungo riproducendosi anche per seme.
Ma una volta riprodotto per seme, il vitigno non sarà più lo stesso, e se lo fosse si trasformerebbe con il passare del tempo, al mutare delle condizioni climatiche e del terreno.
Poi c’è la storia…
…ci sono viti che da molto tempo sono coltivate in un luogo, che non necessariamente è il luogo di origine, ci sono gli uomini che hanno portato avanti una tradizione in vigna e in cantina, che dà vini che sono espressione di quel luogo e di quegli uomini.
C’è la storia più recente, e tradizioni meno consolidate.
Ci sono gli audaci, che sperimentano nuove soluzioni che forse con il tempo saranno esse stesse tradizioni
Il clima muta e la storia è in continuo fluire, tutto muta le viti e il vino non possono restare gli stessi.
Ecco cosa vuole essere QUESTO TEMA, un volo sopra questa moltitudine, due volte liquida: perché nel vino c’è un “qui e ora”, che dura un attimo; c’è un passato di tradizioni, e un passato ancora più antico, errante, intricato.
Infine ci siamo noi che se analizziamo bene le cose non potremmo MAI, riguardo al vino, essere sicuri di avere dato una definizione esaustiva; solo definizioni liquide.